lunedì 29 agosto 2011

Sessione 12: finire quest, ricevere tesoro

Sessione crinale, ci stiamo preparando al finale di stagione (che arrivera' nella prossima sessione). I nostri affrontano finalmente uno dei colonnelli della schiera dell'indifferenza, si procurano dei nuovi alleati, e scoprono che qualcosa li attendeva da tempo...

Punti esperienza assegnati: 3
Contenuto sessione:
  • gaming: 20%
  • interpretazione: 40%
  • storytelling: 40%
Non esiste una via per la pace, la pace e' la via
Avevamo lasciato i maghi in una cascina abbandonata appena fuori Lodi. Un grosso spirito armadillo li aveva approcciati, salvo che il dialogo era stato interrotto dal balzare nella scena (ed addosso a Odisseo) di una creatura metallica e appuntita. Si tratta di un altro spirito, il cui corpo lupiforme e' composto da lame, pugnali, coltelli ed oggetti generalmente taglienti e costantemente in movimento.

Il lupo atterra Odisseo e sembra avere intenzioni molto bellicose, ma i maghi evitano di iniziare un combattimento: dichiarano (gridano) le loro intenzioni pacifiche, supplicano e chiedono di parlamentare.
Lo spirito armadillo, con una profonda voce femminile, da' un comando ed il lupo lascia andare Odisseo.

Io parlamento, tu parlamenti
Dopo un certo numero di round passati a prostrarsi davanti agli spiriti, ad offrire loro mana, e a chiedere udienza, finalmente si stabilisce un dialogo. L'armadillo fa da portavoce (e sembra anche essere l'unico in grado di comunicare in maniera intellegibile).

I maghi riescono a capire che gli spiriti sono in fuga, che recentemente hanno avuto un qualche tipo di scontro con creature non specificate (ma sul corpo dell'armadillo sono chiaramente visibili dei segni di unghiate molto profondi) e che grava su di essi un qualche tipo di maledizione. La natura di questa maledizione, cosi' come il suo autore, restano tuttora sconosciute.

I maghi offrono agli spiriti un rifugio, mana, e si dichiarano disponibili ad
offrire i sacrifici che gli spiriti riterranno piu' opportuni. Chiedono, in cambio, di pattugliare la zona dell'Occultoteca (sia in crepuscolo che nell'umbra) in modo da ripulirla da spiriti di passaggio e soprattutto eventuali spie che probabilmente gli spiriti dell'indifferenza hanno piazzato nel loro rifugio.

Giunti ad un accordo, resta solo il problema di trasportare l'erpice a cui gli spiriti sono ancorati. Inserite qui, se volete, una decrizione del rocambolesco trasporto dell'attrezzo agricolo dalla cascina all'Occultoteca.

Ma quella e' roba vostra?
Giunti al sanctum, gli spiriti fanno un po' un giro ricognitivo, ed informano che nei sotterranei dell'Occultoteca, in corrispondenza del luogo dove avvenne l'antico rituale di evocazione di Paimon e dove tuttora il guanto e' piu' sottile, sono presenti due elementi notevoli: il primo, in crepuscolo, e' uno spirito descritto dall'armadillo come cchiorecchie (probabilmente uno spirito spia mandato dalla schiera degli indifferenti). Il secondo, al di la' del guanto, e' una cassa. E non una cassa di umbra, ma un oggetto fisico, trasportato evidentemente dal mondo materiale, su cui sono posizionati pesanti numina di protezione, e che gli spiriti, istintivamente, rifiutano di toccare.

Nomi e pulizia
Intanto l'erpice e' piazzato alla bellemmeglio al pian terreno dell'ocultoteca, e intanto i maghi danno agli spiriti due nomi temporanei, finche' questi ultimi non decideranno di svelare i loro nomi veri. Vengono quindi battezzati Roccia e Affilato. Vabbe', c'ho i maghi disascalici.

Il primo compito affidato agli spiriti (e ben retribuito in termini di mana) e' di sbarazzarsi di occhiorecchie. Se ne occupa Affilato, lo spirito spia scappa al di la' del guanto, Affilato lo insegue, e torna dopo poco. Occhiorecchie, dichiara Roccia, non e' piu'.

Fa inoltre il suo ingresso in scena Kiba, cucciolo di cane lupo acquistato da un addestratore locale. Per il momento Kiba risponde a cinque comandi: riporta, seduto, segui, guardia (abbaia agli intusi), mangia (non mangia cibo se non viene dato l'apposito comando).

Mettiamoci bene d'accordo su cosa dire
Siamo quindi alla vigilia dell'incontro con Marco De Nastri, fissato al telefono qualche tempo fa. I maghi passano un giorno intero a prepararsi: viene affilato il registro linguistico, viene deciso di presentare il gruppo dei custodi come una Onlus, e dopo lunghe trattative viene scelto Solomon come portavoce del gruppo. Odisseo trascina infine Calsifer a messa, giusto per darsi una botta di spiritualita'.

Il giorno dopo i maghi vanno all'incontro. Ad accoglierli presso la sede della banca popolare di Lodi e' la segretaria personale di De Nastri, che dopo qualche formalita' li conduce nell'ufficio del suo capo.

Pavimenti in marmo, scrivania megalitica, finiture in radica: nell'ufficio mancano solo le poltrone in pelle umana per completare l'immagine un po' fantozziana del megadirettore. Una prima analisi mistica mostra che De Nastri ha una doppia aura, mortale e spirituale, e conferma i sospetti dei maghi: il banchiere e' un preso, un essere umano fuso con uno spirito, un pericoloso ibrido in grado di interagire con regolarita' con il mondo materiale.

De Nastri e' affabile, accoglie i Custodi con un sorriso, li fa accomodare e stringe le mani. Richiama poi la segretaria e, a sorpresa, le chiede di stenografare la conversazione che sta per avere con questi "imprenditori". I maghi, presi in contropiede dalla presenza di una mortale, si scambiano sguardi disorientati.

Cft. articolo 2, comma 3, clausola 14-bis
La conversazione si rivela poi essere abbastanza pacata. De Nastri si definisce portavoce di una "grande realta' imprenditoriale radicata sul territorio, la cui mission e' la gestione e la valorizzazione delle risorse umane". Dice che l'azienda che rappresenta e' interessata alle pecuiliari skills che i Custodi possono mettere in campo, ed addirittura sarebbe possibile iniziare un tavolo di trattative per l'acquisto di una quota di maggioranza - o addirittuta l'azienda in toto - nel caso in cui i maghi fossero interessati.

I Custodi tergiversano, cercano di stare sulla difensiva, e riescono in qualche modo a spiegare che no, non sono interessati a vendere l'azienda (che e' appena nata) e che pero' sono piu' che disponibili a prendere appalti e contratti a progetto.

De Nastri, attraverso mezze parole e riferimenti alla loro 'passata esperienza con una nostra dipendente', fa capire che starebbe a cuore al suo gruppo che la faccenda dell'Incoronata venisse risolta. E gli stessi Custodi si dichiarano interessati ad occuparsene. Come proseguire quindi?

Segue qui un po' di discussione tecnica sulla gestione delle informazioni riservate che devono per forza essere messe in campo per poter rendere operativi gli agenti. Discussione che si conclude quasi con un nulla di fatto: nessuna delle parti e' disposta a fidarsi dell'altra e fare il primo passo.
Il dialogo si chiude quindi con un accordo: i Custodi faranno un paio di settimane di indagini, e verra' poi fissato un altro incontro con De Nastri.

La cassa del tesoro
Grazie all'aiuto di Isho i Custodi recuperano la cassa che giaceva al di la' del guanto. La cassa e' alta circa cinquanta centimetri e lunga un metro. E' di legno scuro con rinforzi in metallo. Questi ultimi sono coperti di fregi e riportano una serie di simboli che, analizzati attraversi mezzi sapienziali e mistici, sembrerebbero essere un lungo elenco di nomi e titoli nobiliari. La cassa non ha lucchetti visibili ma e' chiusa. Sul coperchio e' incastonata una piastra metallica quadrata, con al centro un avvallamento a forma di mano umana. Nel punto piu' basso l'avvallamento e' profondo circa un centimetro, ed una mano potrebbe entrarci quasi completamente (se della giusta misura).

Un'analisi mistica rivela la presenza di vari numina (i poteri degli spiriti) che Roccia dichiara essere protezioni contro le creature spirituali. La cassa, spiega l'armadillo, emana un'aura di ostilita', e gli spiriti ne vengono automaticamente allontanati.

Ma non e' lo spirito l'unico Arcana coinvolto. I fili del Fato avvolgono la cassa come un gomitolo, per poi dipanarsi in molte direzioni: l'Occultoteca stessa ne e' circondata, cosi' come Odisseo e Solomon ne sono toccati. Altri fili si allontanano e si perdono in lontananza nella citta', ma e' su Calsifer che la grande maggioranza dei fili si concentrano, formando una sorta di cordone ombelicale che raggiunge ed avvolge il mago.

A me gli occhi
Prima di fare alcunche' con la cassa i maghi decidono che devono scroprire qualcosa di piu' sul rituale che ha coinvolto Calsifer. Tra Venerdi' 20 e Lunedi' 23 Maggio i maghi fanno vari rituali (ore ed ore ed ore di salmodia) in parte ritentando una postcognizione che gia' era stata fatta, in parte cercando di forzare a cazzotti la memoria del mago a tornare. L'ultimo giorno, dopo un'estenuante sequela di tiri di dado che ha visto l'uso di ben tre punti volonta', Solomon riesce finalmente a spezzare il blocco emotivo che forzava Calsifer all'amnesia. Cio' che emerge dalla mente getta nuova luce su quanto avvenuto.

Tanto, tanto tempo fa, Calsifer era ancora un semplice, banalissimo Dormiente. Appassionato di esoterismo, gestiva l'Occultoteca con passione. Quando gli capito' tra le mani un incunabolo di grande valore (l'Hypnerotomachia Poliphili, come spiegato nel post di background), qualcosa nella sua mente scatto, ed il tomo divenne brevemente un'ossessione. Calsifer si isolo', non apri' piu' il negozio per giorni, si cibo' prima di pizze ordinate per telefono, poi delle croste avanzate il giorno prima, poi di niente: non faceva altro che leggere e rileggere il libro, ossessionato nel cercare in esso dettagli, chiavi di lettura messaggi segreti nascosti.

E poi, qualcosa si rompe. Quasi sul punto di mollare l'impresa, Calsifer decide che era giunto il momento di riprendere almeno una delle cose che aveva tralasciato da tempo: l'igiene personale. Entra nella doccia, la stanza si riempie di vapore, e mentre si insapona un dito invisibile traccia due parole sullo specchio appannato: "cosa vuoi?"
Quando alla fine Calsifer vede il messaggio caccia un urlo, e la visione del ricordo si interrompe.

Il giorno dopo Calsifer e' tornato ad essere ossessionato dall'incunabolo. E' semi febbricitante, gli occhi iniettati di sangue, i capelli appiccicati alla faccia sudata. Sente dei sussurri attorno a se', parole confuse pronunciate negli angoli in ombra della casa, qualcuno gioca con la sua attenzione e con i suoi nervi.

Piu' avanti, non si sa di quanto. Calsifer e' ridotto all'ombra di se stesso, quasi scheletrico, gli occhi affossati e pesti. Probabilmente non dorme da giorni. Probabilmente sta per avere un cedimento. E' al pian terreno, parla da solo con voce strascicata, emette suoni inarticolati, gesticola. Infine, ha una visione.

E' la visione di un saggio. Solo che Calsifer non lo vede davvero, ne percepisce la presenza accanto a lui. Un saggio buono, forte, grande, pronto a guidarlo, pronto ad esaudire i suoi desideri. Cosa vuoi, ripete il saggio, cosa vuoi? Con la forza della disperazione Calsifer risponde, la sua voce ormai inumana e arrochita dalla sete: voglio sapere. Calsifer chiede conoscenza.

"Ah. Il sapere. Un desiderio antico. Un desiderio nobile, bada bene, e che non va preso alla leggera. Si da' il caso, amico mio, che io possa esaudire il tuo desiderio. Si da' il caso che io possa fare molte cose, ma ora, per quanto ci riguarda, mi occupero' del tuo desiderio."

Calsifer sorride. Il suo labbro, disidratato, si spacca e comincia a sanguinare.

"Ci sarebbe, pero', una piccola formalita'. Ricorderai che Shahrazad racconta la storia del genio e della lampada. Il genio e' si' in grado di esaudire i desideri di Aladino, ma la lampada va strofinata. E' un segno, un simbolo se vuoi. Come una stretta di mano. E' un dettaglio, appunto, una formalita'. Ma le formalita' servono. Le formalita' sanciscono i patti. Aladino strofina la lampada, ed il genio esce. E tu? Tu strofinerai la lampada per me? Farai di me il tuo genio?"

Lo sventurato risponde, e l'aria si riempie degli insetti che sciamano intorno al suo capo, avvolgendolo, accecandolo, suggerendogli cosa fare. Il resto e' storia nota.

Aprire o non aprire? Questo e' il problema
Appurato che la cassa e' stata lasciata li da Paimon, i maghi si pongono un problema morale. Paimon non si sa ancora bene che tipo di creatura sia (spirito? demone? qualcosa di molto alieno e molto orribile?), ne' quali siano le sue vere intenzioni. Di contro, la cassa sembra essere una sorta di pagamento, e quindi male non dovrebbe fare. In teoria.

Dopo qualche tergiversazione alla fine Calsifer decide che si', la cassa va aperta. I Custodi si raccolgono intorno alla cassa, Calsifer e' bersagliato con tutti gli incantesimi di protezione che la cabala riesce a produrre, gli spiriti sono di guardia e pronti ad intervenire, l'aria e' satura di tensione e ozono.
Calsifer estende la mano e la posa nell'incavo sul coperchio.

Un secondo di quiete, in cui non succede niente.

Un altro secondo, per amor di pathos.

La cassa comincia poi a risucchiare Calsifer. La mano e' bloccata, ed il metallo della piastra, d'improvviso liquido, si estende dai bordi e ricopre la mano del mago, che caccia un urlo spaventato. Gli altri maghi fanno giusto in tempo ad avvicinarsi di un passo che BAM! Un lampo inonda la stanza di un'accecante luce bianca, e l'onda d'urto che segue manda tutti a gambe all'aria. Quando i maghi riescono finalmente a riabituare gli occhi alla normale luminosita', la cassa e' aperta.

Al suo interno libri di forme e dimensioni variegati ed una pergamena arrotolata, il cui contenuto merita un post a parte.

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